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Vicolo Piccolo

VICOLO PICCOLO

Qui c’è una stradina tramite la quale si accede agli orti sottostanti. In una bella casa viveva una famiglia numerosa che ci dà la possibilità di parlare di un’attività molto in voga nel dopoguerra: l’allevamento del baco da seta.

Zì Peppe e le sue quattro figlie ogni anno, tra la primavera e l’estate, su dedicavano come tante altre famiglie mutignanesi all’attività stagionale dell’allevamento del baco da seta poiché in casa c’era spazio sufficiente e mano d’opera adeguata.

A Pineto c’era uno stabilimento specializzato e molto moderno che sovrintendeva a tutte le operazioni, dalla distribuzione dei bachi alla raccolta dei bozzoli. I bachi erano insetti molto piccoli di circa mezzo centimetro. Essi venivano collocati su ripiani creati con telai in legno sui quali venivano inchiodate le canne spaccate ricoperte di carta per non farli cadere sul pavimento. Questi graticci venivano sistemati orizzontalmente su apposite armature in legno collocate lungo le pareti delle camere su tre o quattro piani. Fatte queste operazioni si dava inizio al ciclo biologico distribuendo su ogni graticcio le piccole larve che venivano subito alimentate con le foglie di gelso che le donne andavano a procurarsi dagli alberi sparsi nelle nostre campagne e lungo le strade. Gli alberi venivano piantati appositamente per questa particolare attività. Essi producevano anche piccoli frutti molto dolci, more di colore bianco. Una volta sistemati sui graticci bisognava alimentare i bachi per tutto il giorno e durante la notte, senza sosta, con foglie fresche di gelso. Quando si entrava in queste camere si sentiva un brulichio continuo, molto piacevole da ascoltare nel silenzio della stanza. In tre o quattro mesi essi raggiungevano una grandezza di cinque o sei centimetri e iniziavano ad arrampicarsi sui rametti secchi appositamente sistemati sui graticci per iniziare l’ultima fase biologica consistente nella costruzione dei famosi bozzoli. Essi con abile maestria e tramite i movimenti della testa si avvolgevano nel filo di seta che fuoriusciva dalle loro bocche fino a rinchiudersi completamente. Quando i bozzoli erano perfetti venivano staccati dai ramoscelli per essere ripuliti dalla lanuggine esterna e portati in capienti ceste di vimini allo stabilimento per i successivi interventi lavorativi. L’unico accorgimento utile che questo tipo di allevamento richiedeva era il mantenimento di una temperatura tiepida costante garantita da stufe a legna o bracieri di carbone per assicurare la sopravvivenza dei bachi.

Negli anni ’50 lo stabilimento bacologico chiuse i battenti e cessarono tutte le attività ad esso connesse.

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