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Vico Trionfale

VICO TRIONFALE

Questo vicolo faceva parte del primo nucleo abitativo del Borgo formato solo di vicoli con un tunnel a forma di arco.

Questa intestazione evoca alla nostra memoria i trionfi militari delle legioni romane per le brillanti vittorie conseguite in tutta Europa. La grandezza e la maestosità del suo arco, perfettamente conservato, sembrano ricordare la fastosità di quei trionfi. Questo vicolo non poteva meritare un nome più confacente alle sue caratteristiche strutturali.

Sotto questo arco, però, non passavano gli imperatori con le loro gloriose legioni ma più semplicemente…. Minghett’ che, sia in estate che in inverno, girava con un cappello da zampognaro con la falda spiovente montando un asinello con sicurezza e padronanza.

Questo vicolo ha molte analogie con quello dei Nomadi sia per quanto riguarda la grandezza che la conformazione.

Qui abitavano: la signora Margazzilla, una brava tessitrice di lana e di cotone che lavorava al suo un caratteristico telaio di legno. La materia prima era fornita da un’altra anziana signora abitante in questo vicolo dal buffo soprannome di Marranzì. Le due donne avevano formato una piccola filiera autogestita.

Marranzì filava con conocchia e fuso ciuffi di lana e di cotone e passava il tutto all’amica. Nel tempo libero andava in campagna a raccogliere erbe officinali con le quali curava le persone affette da piaghe purulenti, in quei tempi molto frequenti.

In questo vicolo, in un pomeriggio afoso di un giorno d’estate, accadde un fatto insolito rimasto memorabile in tutto il paese. Le due anziane lavoratrici, Marranzì e Margazzilla, decisero di fare una breve pausa di lavoro per rinfrancarsi e per scambiare quattro chiacchiere con la vicina di casa, la signora Traini. Improvvisamente Marranzì si accomiatò dalle amiche per salire un momento in casa. Le amiche continuarono a chiacchierare tranquillamente ma, il tempo passava e Marranzì non tornava. Una di loro, preoccupata, la chiamò ma visto che non otteneva risposta decise di salire a controllare. La cercò in tutta la casa e finalmente la trovò nella camera da letto. La vide sdraiata con un vestito nuovo e scuro addosso. Aveva avuto il tempo di cambiarsi. Aveva le braccia incrociate e un rosario tra le mani. La stanza era pervasa da fragranze di misteriosi effluvi ma non c’era ombra di fiori. Aveva gli occhi socchiusie le labbra che accennavano un leggero sorriso.

La misteriosa dipartita di Marranzì colpì fortemente tutta la popolazione che partecipò compatta alla veglia e al suo funerale. Il giorno dopo le esequie un suo nipote si portò via le poche suppellettili e gli oggetti personali della zia. Dentro al cassetto di un comodino trovò un rosario e una scatoletta avvolta con un fazzoletto bianco su cui c’era impressa una macchia secca di colore rossastro. La stessa macchia che trovò poi, dopo aver aperta la scatoletta, su un santino sbiadito ed alquanto logoro che era al suo interno.

Questa notizia in aggiunta alla sua insolita morte suscitò nell’animo della gente la convinzione che Marranzì non fosse una semplice donna virtuosa e una guaritrice, ma una vera Santa.

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