VICO PRIAPO
Questo vicolo è il più importante di tutti gli altri perché qui per secoli c’è stato un tempio dedicato al dio Priapo, in latino Mutinus. Ma è altresì importante per aver ispirato il nome del nostro paese che originariamente si chiamava Mutini Fanum ( Porto o località del dio Mutinus) diventato poi Mutineanum, diventandone anche il protettore. Si può affermare tranquillamente che da questo tempio abbia avuto inizio la nostra lunga storia perché la presenza di un tempio testimonia anche l’esistenza di una comunità di persone che lo frequentano.
Tra gli antichi greci e romani Priapo era venerato come dio della fertilità della natura e degli uomini e patrono degli orti e dei giardini.
Dalle ricerche storiche risulta che i primi abitanti di queste comunità furono i Piceni, gli stessi che fondarono Hatria. Di essi sappiamo che erano soliti espandersi pacificamente in piccoli gruppi ma senza allontanarsi troppo dal loro nucleo di origine; che erano armati di sole aste e che il loro simbolo era il picchio, l’uccello che li guidò a varcare gli Appennini e a stabilirsi lungo il litorale Adriatico tra le vallate dei fiumi e che le loro capitali furono Ascoli Piceno e Hatria. Col tempo si diffusero in tutto il territorio circostante e precisamente nelle località di Civitas Aternum (Pescara), di Angulum (Città S. Angelo), di Monte Silvano e poi di Mutineanum (Mutignano).
In questo vicolo, fino a una cinquantina di anni, c’era un efficientissimo mulino elettrico a macine di pietra che è stato attivo per un lungo periodo di tempo. Lavorava tutti i giorni quasi a tempo pieno. In un’epoca in cui il traffico automobilistico era quasi inesistente, l’attività molitoria era l’unica ad animare un po’ la via principale del borgo col viavai dei carri dalle gigantesche ruote ferrate. Questo mulino è stato uno dei simboli più importanti della nostra civiltà contadina e la sua attivazione coincise con la conquista della nostra autonomia comunale avvenuta nell’anno 1809.
Questo gigantesco apparato era indispensabile per una società come la nostra la cui maggiore attività è stata per lungo tempo l’agricoltura. Prima che venisse impiantato i mutignanesi per poter macinare il grano dovevano recarsi, con enormi sacrifici, presso i più vicini mulini di Atri o in Contrada Calvano.
Per i piccoli quantitativi di grano, per fortuna, la macinazione veniva effettuata con un attrezzo casalingo fatto ingegnosamente da piccole macine di pietra azionate a mano. Il progresso rese questi mulini obsoleti e non più rispondenti alle nuove esigenze dell’industria alimentare per cui vennero quasi tutti disattivati per dare più impulso alla produzione di farina a livello industriale con macchinari molitori più moderni.
Il nostro mulino subì la stessa sorte.