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Vico Macaosso

VICO MACAOSSO

Questo vicolo faceva parte del primo nucleo abitativo del vecchio Borgo formato solo da vicoli col tunnel a forma di arco.

          Non si è mai saputo l’origine di questo nome. Forse potrebbe essere il soprannome della famiglia che vi ha abitato. Mario Costantini, attualmente residente nello Stato americano del Maryland, sostiene che “Macaossofosse il soprannome di un suo antenato.

Sempre da lui abbiamo appreso che questo vicolo, da tempo immemore, è stato abitato dalla sua famiglia.

Quasi tutti i figli maschi emigrarono con il padre in America e lì rimasero stabilmente. Solo due di loro fecero ritorno in Italia e sono vissuti con le rispettive famiglie in questo vicolo fino ad epoca recente.

L’importante fenomeno dell’emigrazione dal nostro paese non interessò solo la famiglia Costantini ma molte altre costrette dalla particolare e grave situazione economica che stava attraversando l’Italia.Concorrevano a renderla ancora più grave i mali congeniti e incurabili connessi alla conformazione geografica del nostro Paese: i terremoti, la malaria, la povertà del suolo, la mancanza di risorse minerarie, in particolare il ferro e il carbone. Linsostenibile densità della popolazione che tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 si aggirava intorno alla ragguardevole cifra di centotredici unità per chilometro quadrato, le vaste zone di paludi e di impervie pendici di montagne incoltivabili e non abitabili, erano tutti fattori che spinsero i nostri padri a cercare nuove prospettive di vita in terre lontane. Il fenomeno migratorio subito si diffuse in tutta l’Italia con un ritmo di crescita sempre maggiore. Basta pensare che gli italiani residenti all’estero nel 1871 erano 450.000 e nel 1901 diventarono tre milioni e mezzo. La maggior parte dei connazionali e dei nostri concittadini emigrarono nelle Americhe e in Australia.

Molti di quei figli derelitti dell’Italia non dimenticarono la famiglia, il proprio paese nativo e la patria: per moltissimi il pensiero che li assillava e li animava a compiere sacrifici era il risparmio per poter spedir denaro alla famiglia lontana; la speranza che li confortava era l’idea di acquistare un pezzo di terra e una casa al loro ritorno in patria. Così fecero i Costantini e molti altri compaesani.

E quando l’Italia in guerra chiamò alla leva tutti i suoi figli, dall’America accorsero anche i figli degli emigrati italiani. La patriottica risposta dei nostri giovani fu encomiabile soprattutto perché lo Stato italiano si era quasi disinteressato del fenomeno migratorio. Per la verità c’è da dire che per molti anni l’emigrazione italiana non fu controllata e gestita al meglio.

A questa trascuratezza da parte dello Stato supplì però in qualche modo la proverbiale generosità di molti italiani, che svolsero un’ opera di assistenza ai propri connazionali veramente lodevole. Tra questi è da ricordare il filantropo bresciano Mons. Geremia Bonomelli, fondatore dell’Opera di assistenza agli operai emigrati italiani in Europa e in America”.

Lo Stato italiano, dopo molti anni di triste esperienza, sentì finalmente il dovere di regolare questo fenomeno con listituzione del famoso Commissariato dell’Emigrazione.

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