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Vico Innominato

VICO INNOMINATO

Lintestazione di questo vicolo fa tornare alla memoria un personaggio citato da Alessandro Manzoni nel suo famoso romanzo I Promessi Sposi. Non sappiamo, però, se la scelta di questa denominazione fosse stata suggerita dal noto personaggio manzoniano o da qualcuno della zona distintosi per le sue scellerate imprese banditesche.

Com’è noto, l’Innominato citato da Alessandro Manzoni viene identificato, insieme ai suoi bravi, in una grida del 10 marzo 1603 nella persona di Bernardino Visconti, un bandito cui Don Rodrigo si rivolse per fare rapire Lucia, promessa sposa di Renzo.

Secondo il sarto Giuseppe Cesarini, che abitava proprio in questo vicolo, tempo addietro un brigante girava anche da noi.

Il fenomeno del brigantaggio diffusosi dopo l’Unità d’Italia nel sud nacque per due motivi fondamentali: uno di carattere sociale volto a rivendicare migliori condizioni di vita e l’altro di carattere politico identificabile nella volontà di ripristinare il vecchio Stato Borbonico di Francesco II soppresso con l’avvenuta Unità d’Italia.

Pare che tra i violenti sostenitori di queste rivendicazioni ci fosse anche un nostro concittadino che si sarebbe macchiato di numerosi omicidi e per questo rinchiuso nelle carceri di Teramo. A questo punto la sua storia si intreccia con quella del personaggio manzoniano in quanto si narra che anche lui, dopo aver espiato la condanna di una decina d’anni, si pentì dichiarando alle autorità di volersi fare frate.

Il suo desiderio venne esaudito e fu destinato al convento dei frati Cappuccini di Penne.

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