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Vico Aperto

VICO APERTO

Questo vicolo faceva parte del primo nucleo abitativo del Borgo formato solo da vicoli col tunnel.

          Credo che il nome sia stato prescelto per la sua conformazione non circoscritta e limitata e per lo splendido panorama che c’è sullo sfondo.

Qui abitavano tre famiglie; gli Spezialetti, Elisa De Stephanis e i Traini.

Qui c’è la casa della signora Elisa De Stephanis. Molto grande con due ingressi indipendenti di cui uno in questo vicolo e l’altro in un vicoletto parallelo opposto di proprietà privata, la casa si affaccia su Corso Umberto I. Gli antenati della signora Elisa furono evidentemente tra le antiche famiglie di Mutignano. Contraddistinto dall’appellativo magnifico figura un certo Giacomo De Stephanis, probabilmente un suo lontano parente. La signora Elisa viveva da sola e come altre donne lavorava al telaio in un locale situato al piano terra della sua abitazione. Negli anni ’50 questo locale fu per poco tempo la sede della sezione del Partito Monarchico Italiano.

La signora Elisa, per arrotondare gli introiti, in primavera si dedicava anche all’allevamento del baco da seta poiché aveva molte stanze a disposizione.

In questo vicolo viveva anche la famiglia di Vincenzo Spezialetti. Era emigrato in America, come tanti altri mutignanesi e al suo rientro in Italia aveva acquistato un terreno. Nei locali al piano terra della sua abitazione, egli gestiva un dopolavoro dove gli uomini si ritrovavano per giocare a carte nelle ore libere della giornata o dopo cena. Era l’unico passatempo economico e accessibile poiché nel paese non c’erano bar, biliardi o altri divertimenti.

Per il biliardo e per un bar degni di questo nome dovemmo attendere gli anni ’60.

Ricordiamo suo figlio Alfredo , recentemente scomparso, che si è dedicato al giornalismo con passione e capacità pubblicando articoli di cronaca locale. Fu grande sostenitore della mutignanesità e della necessità di salvaguardare il dialetto e le tradizioni locali.

Mons. Giuseppe Di Filippo di Atri così parlava del dialetto:

Il dialetto non è un modo volgare di esprimersi ma rappresenta la tradizione del nostro popolo, il mezzo attraverso il quale si sono espressi anche i cittadini più colti e del quale si sono serviti per stagliare situazioni e concetti tra i più vicini alla vita reale. Potremmo anche dire che se parli il dialetto salvi la lingua che è l’identità del tuo paese, salvi te stesso. Un paese viene contraddistinto da due simboli: dal gonfalone e dal dialetto.

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