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Il Porto Sommerso

Il Porto Sommerso

Proprio di fronte alla Torre di Cerrano, immerso fra le acque, si trova quello che viene indicato come l’antico porto della città di Hadria, probabilmente di epoca romana. La presenza di un antico porto nelle acque antistanti la Torre di Cerrano è documentata ampiamente dalle fonti storiche, a partire dal geografo greco Strabone (63a.c.-19d.c.) che ci parla di un porto commerciale presso la foce del fiume Matrino, corso d’acqua discendente dall’antica città di Hatria, identificandolo come un “epìneion” dotato quindi di strutture per lo stoccaggio delle merci, immagazzinamento e altre strutture funzionali al servizio di una città che ne distava alcune miglia.Il comprensorio di Cerrano si presenta ricco di reperti archeologici, dalla fornace, tombe, anfore e mosaici, rinvenute in località Colle Stella, Castelluccio e Colle Cretone nei pressi della Torre omonima. Il porto in età romana aveva una posizione strategica essendo collocato in prossimità della via Cecilia, una diramazione della Salaria che collegava Roma con l’Adriatico passando per Amiternum (Aquila) e Hadria (Atri). Difficile stabilire con sicurezza l’ubicazione del porto e della foce, essendo il litorale abruzzese soggetto a continui spostamenti della linea di costa e relativi interramenti delle foci.

Tuttavia le numerose fonti medievali rilasciano un’indicazione topografica molto precisa, si parla di portum in Pinna Cerrani, confortando l’ipotesi che in questo luogo sorgesse dapprima il porto romano sfruttato poi nel medioevo con l’aggiunta di edifici quali Ospedale e una prima Torre d’avvistamento. Da questo momento la funzione commerciale venne meno, distaccandosi progressivamente dalla città egemone di Atri per inserirsi nel tessuto difensivo e commerciale del nuovo Regno di Napoli. Le fonti del 1400 ci informano dei continui insabbiamenti dei fondali, della difficoltà nonché dispendio economico nel mantenerlo pulito da parte del Comune. Il porto divenne da questo momento un piccolo approdo per la pesca e minuti commerci lasciando il posto ai nuovi grandi empori marittimi. I primi resti visibili dell’antico porto emergono dalla lingua di sabbia antistante la celebre Torre del Cerrano, blocchi squadrati di sicura origine antropica che proseguono sotto il pelo dell’acqua per oltre 500 metri dalla linea di costa. Le ricerche subacquee iniziate nell’estate del 1982 dal professor Piergiorgio Data in collaborazione con altri enti importanti, hanno documentato la presenza di grandi pietre a spigolo vivo, lastroni di pietra d’Istria ad “L” rovesciata (2x4x4 metri), le stesse utilizzate per la costruzione della Cattedrale di Atri, grandi costruzioni murarie in mattoni, canaletta in calcare (simile alle tre presenti nella cripta della Cisterna-Basilica di Atri), scalini, bitte ed ormeggi, disposti secondo una certa impostazione urbanistica, alla profondità di 4,7 e 11 metri. L’impianto portuale sfruttava la foce fluviale con l’ausilio di due banchine d’approdo, purtroppo il fondale sabbioso impedisce il recupero di reperti datanti rendendo difficoltose anche le immersioni subacquee ai fini delle indagini e studi in corso. I porti, tanto dai Greci che dai Romani, si costruivano generalmente alle foci dei fiumi. Tali costruzioni consistevano in moli sopra archi per combattere il naturale accumulo delle sabbie. I moli si restringevano a semicerchio nell’entrata del porto mediante scogliere e dall’una all’altra scogliera si gettava la catena per impedire alla flotta nemica l’ingresso nel porto. Su uno dei moli sorgeva il faro. Dalla parte di terra vi era una porta fortificata, fiancheggiata da torri, la darsena, i magazzini, case di custodi, ed infine il castellano, che costituiva l’embrione del borgo o del pago marittimo.

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